Marco Bernardini, con la Prefazione di Mimmo Calopresti, scrive di Edoardo Agnelli, erede di uno tra gli uomini più potenti d’Italia, erede di una società capitalista, erede per nascita, di un patrimonio familiare così distante dalla sua natura.

Studia al Liceo classico Massimo d’Azeglio di Torino, poi continua i suoi studi nel Regno Unito e successivamente in America dove consegue una laurea in lettere moderne. Già designato dal padre come eventuale successore al vertice dell’azienda di famiglia, Edoardo di tutt’altri ideali passa la sua gioventù viaggiando in India, Iran, e in Kenya, difendendo i valori dell’astrologia e della teologia.

Il suo animo filosofico e spirituale nato in una così diversa realtà familiare plasmerà la sua personalità nel corso degli anni e nonostante la sua voglia di far conciliare queste due anime così diverse, dichiarando ai giornali di essere pronto a prendere il comando della più grande multinazionale italiana salvo poi venir subito smentito dal padre che lo delegittimava; portò secondo gli inquirenti all’estremo suicidio del 15 novembre del 2000, dove il suo corpo senza vita venne rinvenuto presso la base del trentacinquesimo pilone del viadotto autostradale “Generale Franco Romano” della Torino-Savona.

Ancora oggi molte ombre si celano dietro questa morte, lì quel tragico giorno, dall’alto del viadotto, c’era la sua Fiat Croma grigio metallizzato con il motore ancora acceso ad aspettare il suo ritorno, ma proprio da dove era nato, Edoardo, non ha fatto più ritorno.