Festival della Satira 2020

Torna il Festival della Satira, nella sua nuova veste, con la consegna dei Premi SABATO 3 OTTOBRE presso la Capannina di Franceschi.

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Il Premio Satira Politica è giunto oggi alla sua 48° edizione: nato nel 1973 grazie a Umberto Donati e Carlo Augusto Polacci, nel 2019 è stato trasformato in un vero e proprio Festival, per scelta del sindaco Bruno Murzi. In quest’anno difficile, è stato deciso che questa importante manifestazione culturale, conosciuta a livello internazionale e parte dell’identità di Forte dei Marmi, doveva essere celebrata: si svolgerà però in un’unica serata, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie attualmente vigenti.

Sabato 3 ottobre dalle ore 17:00 presso la Capannina di Franceschi, storico locale versiliese che ha ospitato molte edizioni del Premio, si celebra quindi la satira politica e sociale, scritta, disegnata, filmata e cantata, nel Festival diretto da Beppe Cottafavi. Presenta Andrea Delogu. In questa sua limited edition, per rendere la premiazione accessibile a tutti, la premiazione sarà disponibile anche in diretta streaming su molteplici canali:

Per saperne di più sul Festival: Festival della Satira Politica – Diretto da Beppe Cottafavi

PARTECIPAZIONE: L’accesso del pubblico è su prenotazione obbligatoria: le persone interessate possono rivolgersi all’Ufficio Informazioni Turistiche di Forte dei Marmi, Via Carducci 6, telefono 0584.280292.

Di seguito, un elenco di tutti i vincitori della 48° edizione, che saranno presenti sabato 3 ottobre alla Capannina per il ritiro del Premio, accompagnato dalle parole della giuria:

Il Premio per il giornalismo va a Teresa Ciabatti, scelta dalla giuria “per la satira del suo giornalismo sul Corriere, La Lettura e Sette: un giornalismo che non esisteva prima, fatto di reportage da luoghi improbabili, di grandi interviste a chi non intervisterebbe nessuno, di dettagli che vede solo lei (le ciabattate). Un punto di vista unico sulla cultura pop e un perenne prendere in giro, soprattutto sé stessa”.

 

Il Premio per la grafica va a Andrea Bozzo, perchè “il suo sguardo laterale, unito al gusto pittorico di chi è artista vero, regala ritratti e parodie di straordinaria precisione dando il meglio di sé nelle infografiche, in cui idea, testo e immagini si intarsiano con una classe e una cura straordinarie”.

 

Il Premio per la stand up comedy va a Michela Giraud, così descritta dalla giuria: “Inflessibile maestra in tanti sketch virali, la sua megalomania ha cominciato a farsi strada tra tv e fiction, ma il suo vero primo amore resta il palco: è lì che il suo cinismo si riversa su tutto e tutti, torrenziale e liberatorio”.

 

Il Premio per la tv  va al programma Battute. Secondo i giudici “Giovanni Benincasa ha modellato questa follia fino a darle una forma compiuta ed elegantissima: una tavolata-palcoscenico, ben orchestrata da Riccardo Rossi, nella quale le battute non sono il fine, ma il mezzo per ridere e per deridere linguaggi e tormentoni televisivi. Un gioioso plotone di comici (tra cui gli ottimi Emanuela Fanelli e Valerio Lundini) il cui bersaglio preferito è la comicità stessa.” Parteciperanno alla premiazione Valerio Lundini, Emanuela Fanelli, Giovanni Benincasa e Riccardo Rossi.

 

Il Premio per il Personaggio va Andrea Pennacchi per il Poiana, “un piccolo imprenditore del Nordest che, dal giardino della sua villetta, ringhia contro gli invasori, padrone di casa e insieme cane da guardia: tanto è bastato per dare vita a un personaggio di precisione chirurgica, presenza ormai fissa a Propaganda Live: una caricatura che diverte e inquieta inviando cartoline da un mondo che si sgretola”.

 

Il Premio per il web va al Comune di Bugliano, “un luogo di fantasia, creato per parodiare la comunicazione istituzionale dei piccoli centri di tradizione post-comunista, amplificandone vizi e virtù con un gusto satirico che ricorda le migliori pagine del Vernacoliere. La versione social del situazionismo antisovietico del mondo di Croda dei Gemelli Ruggeri. Un Truman Show sceneggiato con tanta cura da sembrare vero: ci sono cascati tanti nomi eccellenti, e anche Franco Frattini”.

 

Il Premio per la canzone va a Immigrato di Checco Zalone, che “continua a prendere in giro tutti: razzisti e perbenisti, militanti e benpensanti. Il suo pezzo-compilation di luoghi comuni sui migranti, geniale perché ingannevole trailer del film Tolo tolo, è un piccolo capolavoro che ci conferma che dietro il comico c’è un cantautore intelligente che ha tante frecce da scagliare. E il bersaglio? Come sempre, siamo noi”.

 

Il Premio per il libro va a Rocco Tanica per Lo sbiancamento dell’anima, edito da Mondadori, “un’opera-mondo di cultura pop che riesce in un’impresa nella quale tantissimi hanno fallito: far ridere”. Secondo il professor Claudio Giunta Tanica “è riuscito a illuminare il lato comico della vita quotidiana con un’intelligenza che appartiene soltanto ai grandi umoristi […].”

 

Un Premio alla carriera va a Christian De Sica, che “non è solo l’unico comico post-moderno che abbiamo, capace di giocare con le battute e i movimenti di Alberto Sordi e del padre Vittorio, rileggendoli e reinventandoseli. Non è solo divertente e popolare, raro e quasi unico showman italiano amatissimo dal pubblico: è lo specchio di come è cambiata l’Italia dagli anni Ottanta a oggi. Se il suo tratto distintivo è la leggerezza, non ha paura a fare il lavoro sporco con la volgarità più estrema e sublime. Perché sa che è quella che abbiamo dentro, e che ci fa più ridere. Autore di sé stesso, lavora sul doppio: nobile e popolare, elegante e coatto, macho e gay. Nessun comico come lui ha spinto, fino a farle esplodere, queste contraddizioni italiane. Tutti i suoi personaggi hanno descritto con coraggio un italiano in continuo mutamento sociale e sessuale. Averlo fatto nella commedia popolare ha moltiplicato la forza di quei personaggi, perennemente sull’ottovolante di uno charme naturale che si schianta e sublima nella battuta «Eeeeh, frocio! Bisex… moderno, mamma, ecco: moderno!»”.

 

Un altro Premio alla carriera va invece a Enrico Vanzina, poiché “il loro cinema, quello di Carlo ed Enrico, è il grado zero dell’indicibile, e svela il complesso culturale degli italiani: il pop. Con i tre capolavori Vacanze di Natale, Eccezzziunale veramente e Sapore di mare, girato qua dentro, i Vanzina rifondano e rigenerano i filoni della commedia all’italiana di cui sono stati maestri Risi, Monicelli e Steno, loro padre, di cui Enrico ha sceneggiato il cult Febbre da cavallo. […] In ogni loro film c’è una perla incartata da scoprire. Battute memorabili e tragiche: “Anche questo Natale ce lo siamo levati dalle palle” detto da padroni coatti che scartano i regali davanti agli allibiti domestici filippini, oppure “La verità è che invecchiare fa schifo” della bionda mrs. Robinson italiana, Virna Lisi. Capacità sociologica di descrivere gli infiniti anni Ottanta con una precisione antropologica che sfugge ai più. Ma c’è di più. Muore Carlo. Enrico scrive due libri belli, dolenti e flaianeschi, dedicati a Roma e al fratello. Ma c’è ancora di più: durante il lockdown che abbiamo passato guardando i loro film (ma quanti ne hanno fatti?), Enrico pensa, sceneggia e dirige, da debuttante, una nuova commedia. Segno che c’è ancora tanto, tantissimo da raccontare”.